A risultati acquisiti è il momento di tirare le somme, che arridono al movimento 5 stelle e, per motivi diversi, condannano il PD, il PDL e Monti. Di Ingroia e Fare per fermare il declino si può soltanto dire che la sconfitta, ampiamente annunciata, segna probabilmente la fine dell’avventura. Un dato su tutti rende queste elezioni epocali: 12 milioni di elettori hanno cambiato schieramento rispetto al 2008, una massa enorme in cerca di una Terra Promessa forse inesistente. Anche l’astensione corposa è da sottolineare, questa si figlia dell’antipolitica generata esclusivamente dalla gestione scellerata della cosa pubblica dal post tangentopoli ad oggi. Le promesse di cambiamento cominciarono allora e non sono mai state realizzate. Ma andiamo con ordine:
Coalizione Bersani
Nonostante la maggioranza conquistata alla Camera, in virtù della legge elettorale, la coalizione di centro-sinistra è senza dubbio la grande delusa di questa tornata elettorale per diversi motivi: ad inizio campagna elettorale la grande maggioranza di cui era accreditata lasciava presagire una facile vittoria ed invece il vantaggio è andato via via erodendosi fino ad annullarsi. Colpa probabilmente di una campagna elettorale troppo conservativa, che non ha saputo parlare ad indecisi ed elettori tradizionalmente lontani. La sconfitta è stata ancor più dolente visto il gran numero di voti persi rispetto al 2008. Ancora una volta l’incapacità del Partito democratico di parlare ad un Paese in difficoltà è risultata decisiva. Probabile abbia influito anche lo scandalo MPS, che tuttavia da solo non basta a giustificare il crollo. Estremamente deludente anche il risultato di Vendola, che raccoglie pochi voti i anche in Puglia e dovrà probabilmente comprendere che il tempo dei piccoli partiti è finito e dovrà collaborare alla nascita di un nuovo schieramento.
Coalizione Berlusconi
Nonostante abbia perso quasi il 16% rispetto al 2008 Berlusconi è il perdente più vincente di sempre: dato per spacciato, per politicamente morto, è stato capace di guadagnare consensi con una campagna elettorale estremamente energica, pur se costellata da promesse difficilmente realizzabili. Ancora una volta il leader del PDL è stato capace di parlare alla pancia del Paese, approfittando anche delle indecisioni del PD. Il centro-destra esce comunque a pezzi, poiché è difficile immaginare cosa potrà accadere quando il leader carismatico non sarà più protagonista. Se non si vuol fare la fine del centro-sinistra bisogna cominciare a ricostruire fin da subito perché il futuro non è roseo.
Coalizione Monti
Analisi non semplice quella del risultato del premier uscente: deludente perché ci si aspettava qualcosa in più, ma discreto considerata la nascita recente di Scelta Civica. Non ha aiutato l’anno di governo passato a fare scelte difficili e non ha giovato una campagna elettorale che ha snaturato l’immagine seria di Monti, nel vano tentativo di attirare delle simpatie che non si addicono alla figura del professore. La birra, il cane e il nipotino tirato in ballo a sproposito sono risultati irritanti. Infine la scelta degli alleati Fini e Casini, loro si politicamente morti ed incapaci di reagire, non ha portato voti e probabilmente ha convinto alcuni indecisi a votare PD o PDL. Il futuro di Monti in politica è nebuloso, ed anche in questo caso il centro costruito esclusivamente intorno alla sua figura andrà ripensato, tenendo presente che è finito il tempo dei numerosi schieramenti.
Movimento 5 Stelle
L’unico vero vincitore, anzi trionfatore di queste elezioni, è Grillo. Nessuno si aspettava i numeri registrati dal movimento (personalmente pensavo si attestasse a qualcosa in più del 20%), nessuno pensava che potesse essere l’ago della bilancia per la formazione del futuro governo. Grillo è stato capace in questi anni di intercettare il malcontento della gente, passando dalla satira alla politica con grande maestria. Il carisma del leader ha fatto la differenza (se Bersani ne avesse la metà…) come la stanchezza degli elettori ha permesso a Grillo di non dover fare proposte troppo concrete per ottenere consenso. Ma continua a sbagliare che indica i consensi del movimento semplice frutto di protesta e antipolitica. Il comico genovese ha fatto politica mettendo insieme innovazione e tradizione, barcamenandosi tra rete e piazza in maniera perfetta. Le titubanze dei partiti su tagli alla politica e riforma elettorale hanno fatto il resto.
Scenari futuri
Sono sostanzialmente tre le possibilità che si aprono:
1. Coalizione PD-PDL
Sarebbe una soluzione incredibile, visti i rapporti tesi degli ultimi venti anni, ma non potrebbe essere una riedizione dell’ultimo governo tecnico. Il nodo è il seguente: quali riforme comuni potrebbe attuare questa coalizione? Non una legge sul conflitto di interessi, non una revisione del falso in bilancio, tanto per citare due temi cari agli elettori di centro-sinistra. Probabilmente niente si potrebbe fare riguardo i diritti civili, forse qualcosa sul mondo del lavoro e, necessariamente, una riforma elettorale. Ma soprattutto per il PD un governo simile potrebbe significare il suicidio politico, e molti indecisi e scettici potrebbero vedere in questa coalizione l’ennesimo tentativo della casta di rimanere a galla nonostante tutto.
2. Intesa PD-M5S
In questo caso non si potrebbe parlare di coalizione, ma di intesa su alcuni punti programmatici da realizzare in un tempo predefinito prima di tornare al voto. I punti in comune si potrebbero trovare e mettere online, come Grillo pretende, cercando di dare al Paese la stabilità che l’Europa ci chiede. Bisognerebbe trovare una figura alternativa a Bersani come premier e probabilmente concedere al movimento qualcosina in termini di scelte riguardo tagli ai costi della politica e al numero dei parlamentari. Ho ragione di credere che una eventualità simile sarebbe ben accetta dalla gran parte degli italiani. Più difficile, ma non impossibile, trovare accordi sul lavoro, anche perché le proposte di Grillo a riguardo sono piuttosto vaghe. Più difficile trovare una sintesi sull’Europa, ma per un governo a tempo potrebbe non essere necessario.
3. Legge elettorale e ritorno alle urne
Antepongo la legge elettorale al ritorno alle urne perché con l’attuale porcellum si rischierebbe di trovarsi in uno stallo identico all’attuale. Un doppio turno alla Francese e la presenza di tre schieramenti compatti potrebbe portare ad una soluzione. Nel frattempo si dovrebbe eleggere il Presidente della Repubblica.
Questo è quanto. La situazione è difficile e rischia di riportare il Paese alla situazione del Novembre 2011: già oggi i mercati hanno sofferto e lo spread è tornato a crescere vertiginosamente. Un lungo periodo di stallo potrebbe essere devastante. Adesso il movimento 5 stelle deve dimostrare di essere disposto ad assumere le responsabilità che gli elettori gli hanno conferito e il PD deve comprendere che la sconfitta ha origine dall’atteggiamento troppo lontano dalla realtà tenuto finora. Le parole odierne di Bersani lasciano qualche dubbio.