... questo è un topic che avevo in mente di aprire da un bel po' di tempo. Non è il solito topic in cui si chiede il match preferito, è qualcosa di diverso e di molto semplice allo stesso tempo. Prendete un match di un vostro idolo, uno dei vostri wrestler preferiti e parlatene... questo match però deve essere speciale, il che non significa che deve riguardare per forza di cose una vittoria importante, ma qualcosa che secondo voi rappresenti questo wrestler in ogni sua caratteristica. Insomma, un match immagine/somiglianza del wrestler scelto. Chessò, per Benoit si potrebbe parlare di WrestleMania XX, di come alcune fasi del match abbiano ricordato la sua scalata lunga un ventennio verso il titolo, tra sofferenze, momenti in cui la vittoria sembrava ad un passo, salvo poi allontanarsi di nuovo... e come poi alla fine il destino abbia ceduto nello stesso momento in cui Triple H batteva la mano destra a terra segnando la tanto agognata vittoria... si potrebbe descrivere il post match, con l'abbraccio ad Eddie ad indicare quanto fossero importanti gli amici per tener duro e raggiungere l'obiettivo. Oppure, sempre delle stesso Benoit, si potrebbe parlare negli stessi termini della sconfitta della Royal Rumble 2003, regalandoci non solo un match stellare, ma forse il più grande esempio della vita e della carriera di Chris: sempre al limite delle proprie possibilità, sempre al massimo, sempre più vicino alle vittorie, che sfumano sempre di troppo poco. Oppure si potrebbe parlare di Michaels, del main event di WrestleMania XII o del Ladder Mach di WrestleMania X, due match diversi, due importanze diverse, due risultati diversi, due storie diverse ma sempre affascinanti dello stesso uomo... o magari di Danielson nel suo primo match contro KENTA [questo lo dico per quel qualcuno che ha promesso di eliminarmi all'apertura di un topic del genere, quando gli chiesi di parlare di questo match], quando nonostante un grave infortunio riuscì stringendo i denti non solo a mettere su un match stellare, ma addirittura a sconfiggere l'avversario. Oppure si potrebbe parlare di Rey Mysterio nella Royal Rumble. Si potrebbe parlare di Eddie Guerrero, quanti match lo hanno rappresentato? Da JBL, a Lesnar... o di Owen Hart, dal Capolavoro di WrestleMania X, all'altro di Summerslam 1994...
... io invece parlerò di qualcos'altro... una storia dove tutto è legato, e tutto succede seguendo una linea precisa, senza nulla lasciare al caso. Questa storia inizia più o meno nel 1975, quando un bambino di appena 8 anni iniziava il suo cammino verso quella che sarebbe stata una carriera leggendaria. Ultimo di sei figli, era un bambino fragile, la cui esperienza nel mondo dello Sport iniziò con grandissime difficoltà. I suoi limiti caratteriali, la sua paura di sbagliare, lo portarono a perdere troppo nel suo primo anno di attività, con una sola vittoria a favore, contro ben oltre 5 sconfitte. Fu così che iniziò a preferire gli sport di gruppo dove è vero che se vinci, vinci con altri con i quali condividerai i meriti... ma è anche vero che in caso di sconfitta le stesse colpe andranno divise con i compagni. Meno responsabilità, quindi...
... questo però non bastava, perché quando si è il più piccolo in una famiglia devota allo sport, in una città che negli anni '70 dominava in tutti gli sport più popolari, tutto intorno a te ti crea pressioni: i tuoi fratelli ti spingono oltre i tuoi limiti, perché tu con i tuoi stessi sogni rappresenti l'unico mezzo possibile affinché loro stessi li realizzino attraverso di te. Mentre intorno le cose in famiglia non vanno affatto bene... i tuoi genitori non si parlano, tuo padre lavora tanto, beve di più, e tua madre non ne può più, al punto dall'arrivare al porgli un ultimatum..
Passano gli anni, 1985... tra alti e bassi qualche piccola soddisfazione arrivò. Mese di Agosto, la stagione di Football stava per ricominciare, quando come un fulmine a ciel sereno, arrivò il colpo che avrebbe cambiato per sempre non solo una vita, ma la vita di tutte le persone che da allora in poi avrebbero avuto a che fare da vicino o da lontanissimo con quell'allora sedicenne.
Solita giornata di lavoro in cantiere... una caduta, svenimento... risveglio, ci si trascina in ospedale con le proprie forze, con le ultime si chiede della moglie... prima di svenire di nuovo. La nottata, lunghissima, piangere chiedendo scusa per le ultime settimane, mesi... la voglia di riprendere, purché ci sia il risveglio... ricominciare da zero ora non sarebbe un problema... intanto il sedicenne viveva tutta la situazione in maniera distaccata... “non può succedergli nulla, tsk... figurati, il mio papà è un duro, non può morire!”...
... il 29 Agosto 1985, Dave morì, lasciando la moglie Jackie ed i suoi sei figli... il più piccolo continuava a non rendersi conto di quanto successo, anche perché se qualcuno dice che “solo quando qualcuno non c'è, ti accorgi di quanto quel qualcuno fosse importante per te”, avrà anche ragione... finché un giorno, in piena notte, non si svegliò scoppiando in un fragoroso pianto.
Quella notte ed il pomeriggio successivo che segnò la prima visita al cimitero al padre perso, nacque una promessa che avrebbe segnato la sua vita da allora, ma soprattutto la nascita di un nuovo uomo: basta paura delle responsabilità, basta nascondersi dietro il gruppo... testa alta, e provarci sempre con tutte le forze, consci che qualcuno da qualche parte è lì che guarda, allunga una mano...
... e le cose cambiano davvero quando è il destino a volerlo: arrivano i primi successi, ed allo stesso tempo i primi infortuni, che però non ti fermano. Un ginocchio infortunato, non ti preclude la possibilità di raggiungere il primissimo obiettivo, e sei campione nazionale... l'anno successivo, un nuovo infortunio, questa volta più grave, sempre alle ginocchia... ed altro lutto: quella nonna che ti ha visto crescere e che ti ha cresciuto... questa volta non ce la fai, arrivi in finale ma ti accontenti del secondo posto. L'anno dopo ci riprovi, il record di Dan Gable dell'Iowa è ormai impossibile da raggiungere, ma quel piccolino di nemmeno 90 chilogrammi, che domina ragazzi enormi ha un cuore troppo forte, e questa volta non c'è storia: secondo titolo, e College finito.
Di lì a poco ci sarebbero state le Olimpiadi, ma il cambio di stile non era possibile per affrontarle con ampie chance di riuscita... chance che però arrivano per entrare negli Steelers, mancate di pochissimo. Poco male, si torna indietro, per le prossime Olimpiadi manca davvero poco. Dave Schultz viene scelto come colui che ti dovrà aiutare, nel frattempo cambi stile e giri il mondo, affrontando i migliori... perdendo spesso -anche in Italia, patria di origine di tua madre-, vincendo altrettanto... a darti forza è sempre la stessa cosa.
Arriva il mondiale, prima prova importante... e l'impresa della vittoria da quasi neofita, perdipiù piccolino per gli standard, riesce alla grandissima tra lo stupore generale e la diffidenza verso tale successo. Era il 1995... passati dieci anni, gli ultimi due dei quali passati a correre, correre, correre... allenarsi senza sosta per otto ore al giorno, unico obiettivo arrivare al massimo per il 30 e 31 Luglio dell'anno successivo.
Gennaio 1996, nuova tappa... arriva il momento di vedere se si è all'altezza di quello che sarebbe successo di lì a pochi mesi. Sempre il più piccolo, affronti prova dopo prova, senza che manchino al solito gli intoppi... l'infortunio, il primo di una lunga serie, a quel collo che negli anni segnerà molto più di tante vittorie l'aurea di “leggenda” intorno a quel nome. Stai perdendo 3-0 quando nel disperato tentativo di bloccare una leva avendo le mani stesse bloccate, cerchi di fermare la caduta usando la testa. Gesto insano. Il crack è il passo successivo, e lì ti rendi conto che hai chiuso con tutto... momenti di pausa in cui cerchi di riordinare le idee, mentre tuo fratello più grande egoisticamente ti costringe a tornare al match, perché in ballo non c'è solo la tua promessa, la tua carriera, la tua vittoria... ma c'è in ballo anche uno dei suoi sogni di vincere attraverso te...
... torni al match, e non si sa come, riesci a vincerlo 4-3. Fratture, strappi, ernie... non ti ferma nulla... se non i medici... “minimo un anno di riposo”... ma come? E la promessa? Mancano solo sei mesi... la tua fortuna -o sfortuna, dipende dai casi-, è tuo fratello dalle mille risorse. Un medico riesce a farti a darti una cura: iniezioni di mepivacaine direttamente al collo. Dolore lenito, dolore che la sera sarebbe tornato più forte che mai, e che qualche anno dopo avrebbe negativamente segnato la tua intera vita...
Lo accetti... vinci tutte le gare che ti restano da vincere, e lo fai con quel collo a pezzi... i mesi passano, ed arrivano quei due giorni che aspettavi da quel lontano 29 Agosto 1985. Di nuovo, stessa storia... sei il più piccolo, il più fragile... ma hai qualcosa che altri non hanno, e non è un dono come il talento, non è solo questione di forza... è questione di volontà. Vinci, vinci, e vinci ancora... quando il minimo richiesto è 220, e tu ti presenti a 199... quando tutti cercano di dimagrire per il giorno di “pesa”, mentre tu mangi per rientrare nella categoria più importante... vinci, vinci e stai sempre male, ma stringi i denti... e forse quel dolore manco lo senti più... arriva il 31, il giorno del match più importante... crolli emotivamente. La paura di perdere, la paura delle responsabilità del bambino di 8 anni torna a galla... uno schiaffo dell'allenatore, sostituto di Dave Schultz assassinato da un maniaco pochi mesi prima (altri ostacolo), ed un saluto speciale di chi era al posto giusto nel momento giusto, ti ridanno forza... vai lì fuori, e vinci... nonostante quel timore che seppur nascosto ti faceva tremare le gambe all'idea in caso di sconfitta di dover aspettare di nuovo altri quattro anni prima di ottenere quello che sognavi.
Ce la fai, attraverso la morte di tuo padre... che ti ha dato lo stimolo di credere in te... ce la fai, attraverso il grave infortunio al collo che ti segnerà non solo la carriera, ma la vita per sempre... grazie a questo, quella Medaglia d'Oro per tuo padre e per i tuoi fratelli, la riesci a vincere... grazie a tutto questo, perché nulla nasce per il caso... ogni cosa accaduta negli anni è logica conseguenza di quanto accaduto precedentemente... quel match che hai iniziato allora, mi ha regalato uno dei momenti più belli che abbia mai vissuto e che più di ogni altri spiegano chi sei. 29 Agosto 1985, 31 Luglio 1996...
... 30 Marzo 2003... è sempre stato tutto in salita, dal primo momento. Dai primi giorni di amateur wrestling, ai match di football, dalle litigate con i fratelli, ai litigi in famiglia... dalla scomparsa della nonna, alla scomparsa che più di tutte ti ha segnato... tuo padre... dai due titoli NCAA, ai sei nazionali, dal Titolo del Mondo, alla Medaglia d'Oro... dal primo giorno in WWE, a quella notte che forse non avresti dovuto lottare, mentre ingenuamente mi chiedevo se avresti o meno perso il titolo in una puntata di SmackDown!, ignaro di quello che davvero passavi. A sorpresa a Seattle ci sei, sempre lì per garantire il tuo divertimento, a garantire il nostro, per la tua federazione, per il tuo avversario, per il rispetto dello show, del business, della gente... per il tuo desiderio di essere il numero uno in tutto quello che fai, necessità di esserlo, e di dimostrarlo a tuo padre che ti chiedeva di esserlo... quella sera ci sei stato e non dovevi, non è normale fare delle cose, eppure tutta la vita nonché le carriera è stata così, oltre il limite fisico e mentale.
Quel match spiega tutto, quello che racconta chi sei davvero... i sussulti ad ogni colpo... tensione per ogni German Suplex... ogni volta che toccavi il collo era una fine, ripartivi ed era un nuovo inizio... e stavolta non è una vittoria, né tantomeno una sconfitta... non è una morte, e non è solo un infortunio... quello che racconta una camminata verso lo stage a testa alta il più che puoi, mentre distrutto dal tuo stesso dolore cerchi di lasciare tutti con rispetto, cercando di dare l'immagine migliore di te. Gli applausi, lo stage sullo sfondo, le luci basse...
... quel match che sei...