Ultimo Film visto

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Zero 1
00venerdì 10 settembre 2010 12:58
Da titolo, postate la locandina e il trailer (sì',siete obbligati) ed una breve recensione. VELOCI.
Milion Dollar Young
00venerdì 10 settembre 2010 13:44
Inglourious Basterds





Bellissimo film. Da vedere soltanto per la prestazione di Waltz e di Pitt.

dex09
00venerdì 10 settembre 2010 13:51
Favoloso!
Zero 1
00venerdì 10 settembre 2010 18:48
Waltz >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Pitt
Milion Dollar Young
00venerdì 10 settembre 2010 18:51
Re:
Zero 1, 10/09/2010 18.48:

Waltz >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Pitt




Quoto, anche se Brad mi ha fatto quasi innamorare di lui durante il film.

thegameishere
00venerdì 10 settembre 2010 18:58




Cresciuto a Brooklyn, l'italo-irlandese Ray Hill (R. Liotta) ha una sola aspirazione: diventare un gangster. Ci riesce, ma finirà per denunciare i compagni, rassegnandosi a un'esistenza grigia e nascosta sotto una falsa identità. Un film sulla mafia gangsteristica italo-americana diverso dagli altri. Con l'occhio impassibile di un antropologo, su una sceneggiatura scritta con Nicholas Pileggi e tratta dal suo romanzo Wise Guys, Scorsese racconta la normalità del delitto al quale non concede nemmeno attenuanti psicologiche o sociali. La morte violenta v'incombe nei modi più efferati, ma in questa storia di piccoli operai del crimine conta la vita quotidiana dei goodfellas: comportamenti e riti familiari, differenze etniche, sottigliezze verbali, rapporti tra famiglia e Famiglia, come lavorano, si vestono, stanno in cucina, si divertono. Come “si fanno”. Non è un romanzo, ma una relazione clinica. Senza lieta fine né catarsi. 6 candidature agli Oscar, vinse J. Pesci, attore non protagonista.

cit: mymovies.it
dehumanized
00martedì 12 ottobre 2010 18:02
Re:
Zero 1, 10/09/2010 12.58:

Da titolo, postate la locandina e il trailer (sì',siete obbligati) ed una breve recensione. VELOCI.





Sulla strada un uomo e un bambino procedono dietro a un carrello e dentro "una notte più buia del buio e un giorno più grigio di quello passato". Una pioggia radioattiva ha spento i colori del mondo, una guerra o forse un'apocalisse nucleare ha terminato la natura e le sue creature: gli alberi cadono, gli uccelli hanno perso l'intenzione del volo, il mare ha esaurito il blu, gli uomini non sognano più e si nutrono di uomini e crudeltà. Dal passato verso un futuro che non si vede si muovono un padre e un figlio, resistendo alle intemperie e agli assalti dei disperati con due colpi in canna e il fuoco dell'amore. In viaggio verso sud, il genitore racconta al bambino la sua vita a colori, piena di musica e della dolcezza bionda di sua madre, inghiottita dalla notte e dalla paura di sopravvivere. Lungo la strada il ragazzo esplorerà la propria umanità, imparando la conoscenza del bene e del male.
Bastano pochi minuti e una manciata di inquadrature a consegnare allo spettatore il senso di un'opera che si incammina su una strada chiusa dentro l'ossessione di un padre concentrato e accanito nella cura genitoriale. Trasponendo le visioni disperate di Cormac McCarthy, il regista John Hillcoat, colloca la relazione padre-figlio dentro un mondo estremo, un ambiente post- apocalittico di cui non si saprà mai niente, se non le informazioni contenute nello sguardo, nel pensiero o nel sogno dei protagonisti. Se con Non è un paese per vecchi, i Coen hanno dimostrato che il cinema può lavorare sull'universo letterario di McCarthy, l'autore australiano sottoscrive questo impegno e si confronta opportunamente con l'arte, la trama compatta e le parole solenni dello scrittore di Rhode Island.
Accomunati dalla matrice letteraria Non è un paese per vecchi e La strada sono film intimamente legati, con l'inaridimento morale del primo come logica causa (e premessa) del secondo. La tempesta di violenza, denaro, edonismo e droga che si abbatteva sull'orizzontalità delle grandi pianure texane, l'ineluttabile decadenza del Paese per cui smetteva di battersi lo sceriffo Bell di Tommy Lee Jones, si accumulano e deflagrano lasciando vuoto, cenere e silenzio ferale. Ma se il road movie dei Coen veniva desaturato di sentimenti e di pathos, se nel loro Texas senza più regole chiare i padri si potevano soltanto evocare in sogno, nell'America smantellata e spogliata di Hillcoat avanza irresistibile l'amore incondizionato che investe i due protagonisti, che resistono ai guasti della solitudine e ai morsi della fame.
Alla base del loro sentimento c'è la capacità di condividere, il coraggio di affrontare le avversità attivando le proprie umane risorse. Viggo Mortensen, ancora una volta emotivamente aderente alla situazione drammaturgica, è un padre "sempre in campo" scandito da urgenza e dolcezza, è un genitore che si racconta, evocando nei flashback "a colori" momenti intensi di vita "navigata", è ancora fonte di (in)formazione e conoscenza per quel figlio che trasforma nell'epilogo da oggetto passivo di "cure" a soggetto emancipato, avanzato, civilizzato.
Un figlio che si ingigantisce nella sua presenza e dentro l'ultimo primo piano che lascia fuori campo l'America, un mondo dove gli spietati sopravvivono ma dove si può (ancora) scegliere di abbandonare la vita o di restare in vita.




Zero 1
00martedì 12 ottobre 2010 18:05
Se fossi frocio darei il culo a Mortensen.
dehumanized
00martedì 12 ottobre 2010 18:12
Vabbè è bravo e magari anche bello, però non esagerare :) Lo hai visto the road?
Zero 1
00martedì 12 ottobre 2010 18:15
Re:
dehumanized, 12/10/2010 18.12:

Vabbè è bravo e magari anche bello, però non esagerare :) Lo hai visto the road?



Non mi chiamo Giorgia, eh xD

Boh, conto di andarlo a vedere a breve...ma già devo vedere un sacco di film, che palle.
thegameishere
00martedì 12 ottobre 2010 18:25
Io ho letto il libro, pecoroni. Fate prima. XD
dehumanized
00martedì 12 ottobre 2010 19:23
leggi leggi che fa bene. E devi leggere un sacco ancora!
Zero 1
00mercoledì 24 agosto 2011 00:47
Allora, dai:

La solitudine dei numeri primi

Avendo avuto dei pareri pessimi sul libro vincitore del premio strega, mi sono tenuto alla larga del libro. Per curiosità, oggi su sky ho visto che passava...mi son detto, perchè no? E quindi me lo sono visto. Allora, non mi aspettavo una mattonata sulle palle che mi faceva meditare alla sterilità. Diciamo che il film, dal lato puramente tecnico, ha dei pregi (buona la colonna sonora di Mike Patton, le inquadrature, la fotografia e il montaggio), ma dal punto di visto tematico pecca, ed alla grande. E' inutile dire che, comunque era un qualcosa già di superpushato, e quindi probabilmente una merda...ma la storia raccontata mi è sembrata una esasperazione. Una esasperazione neanche ben riuscita, in cui si cerca di fare cinema d'autore senza riuscirci. Cerca di fare film da riflettere senza i presupposti nè i piccoli accorgimenti (troverete le famose pause lunghe, i primi piani intensi che durano venti minuti eccetera). Il film, forse, sarebbe riusultato più interessante sotto la forma di cortometraggio (tecnica di cui sto frequentando un corso in questi giorni a Locarno). In alcune scene addirittura nauseante per la troppo stucchevolezza con cui viene ritratta la condizione dell'uomo.

Voto: 5
Zero 1
00mercoledì 24 agosto 2011 11:07
Brooklyn Finest

Caruccio. Un discreto poliziesco ambientato a Brookly, che vede in parallelo tre storie di tre agenti di polizia in situazioni disperate, depresse e sotto copertura. Gli attori hanno fatto un discreto lavoro (anche se Richard Ghere rimane mediocre con la sua faccia, ed Hawke mi ha deluso per i troppi "tic" che aveva il personaggio), anche se tuttavia la storia non riesce a toccare più di tanto, visto la lontanza tra il corpo di polizia italiano e quello americano. C'è una buona ricerca dell'etica, ma che non si capisce bene se il film la fa vedere come una cosa positiva o negativa. Bellissime le scene in cui i tre, inconosciamente si incontrano, rese vere magistralmente.

Voto: 7
dehumanized
00venerdì 26 agosto 2011 14:19
Fair Game

Basato su una storia vera, racconta le vicende di una agente della cia (naomi watts) e di suo marito (sean penn) che lottano contro la versione della casa bianca sulle armi di distruzione di massa irachene, la cui esistenza non era mai stata accertata.
Film molto lento e poco piacevole fino al momento in cui avviene la svolta, che non vi anticipo, poi migliora leggermente pur restando complessivamente al di sotto degli standard minimi richiesti quando si hanno a disposizione due attori di questo calibro, penn soprattutto.

Voto: 5
Zero 1
00domenica 28 agosto 2011 23:19
Will Hunting Genio Ribelle

Il regista perfetto (Lynch merda, Kurt :faccinaverde:), in uno dei suoi film meno personali, ma per successo ed impatto emotivo notevole. La differenza tra le pellicole precedenti è tangibile, vista anche la scelta di interpreti del cristo(Damon e Robin Williams), quindi c'è poco di Van Sant (o di quello che amo di lui). Ecco, se c'è una critica chesi può fare dal punto di vista del soggetto è quello di rendere canonica e prevedibile il passato di ogni personaggio. Discutibile è vero, ma ilrisultato grazie ad una sceneggiatura ed una recitazione notevole, non spaventa. Offre punti di riflessioni interessanti, alcuni deiquali neanche tanto banali sebbene sia un film commerciale. Bello.

Voto: 8



Resident Evil I

Mi aspettavo la merda cosmica, invece...sono rimasto piacevolmente colpito. Con il videogioco c'entra quasi un cazzo,anzi...niente (ed io, quando ero nerd, ci giocavo come un bastardo a RE 2 e Nemesis). Però, tuttavia,il film trova una certa forza nella scelta della rielaborazione della trama e dell'azione, fresche e coinvolgente. Ovvio, non è un capolavoro, perchè ilfilm del resto regge sulla sex machinizzabile Mila Jovovich, però un film gradevole da vedere.

Voto: 7,5

Resident Evil II

Ecco Racoon City, dioporco. Figata di film, anche se qui si calca un pò troppo la mano con l'azione e con la spettacolarizzazione di essa. Un pò nostalgico, almeno per me, ed è per questo che l'ho sostanzialmente gradito molto. La storia, anche qui, è solida. Gli scenari sono ben realizzati ed alcune scene ben hypate. Ecco, il finale lascia un pò l'amaro in bocca, insieme anche a come hanno fatto Nemesis. Alice sempre più fica, come Jil Valentine :P Ok, sceneggiatura di merda, ma fanculo. W La fica.

Voto: 7+
The Heathen
00sabato 10 settembre 2011 18:40
A Fish Called Wanda

A parte il finale (troppo convenzionale per una pellicola del genere), una geniale commedia britannica, un po' anarchica, un po' volgare, abbastanza ironica. Dopo la prima parte d'introduzione (forse troppo lenta e seria), parte una sequenza continua di divertenti sketch basati su due diverse situazioni: un balbuziente furfante che cerca di uccidere l'unica testimone della rapina e Wanda che cerca di trovare il nascondiglio dei gioielli seducendo l'avvocato difensore del ladro finito in carcere (suo marito) e che ha intanto una relazione segreta con Otto, un volgare italiano che si finge suo fratello. Kevin Kline nelle sue vesti è il punto forte della comicità di questo film mentre l'avvocato, interpretato dal Monty Python John Cleese, è il personaggio più poetico del contesto, rappresentando il britannico medio (l'accento >>>).
Quote of the film: Dov'è il Vaticano?
The Heathen
00domenica 25 settembre 2011 12:05
Super 8

Troppo Spielberghiano per essere Abramsiano, pure troppo citazionistico per la pochezza strutturale del film, quà sì che il troppo stroppia. Guarda caso le cose migliori escono dagli evidenti spunti del creatore di Lost: la caratterizzazione dei 5 ragazzi e il loro uso in tutta la pellicola, rapporto figlio/genitore e la sua evoluzione in linea con il contesto. Pure i tempi sono giusti ed è abbastanza coinvolgente ma pecca in tutto il resto. Permeato da una voglia di emulare, ma costretto a restarci intrappolato, il film non va da nessuna parte, non aggiungendo niente di nuovo sia al genere fantascientifico moderno (a cui è in linea, seppur le evidenti citazioni a Romero e Spielberg stesso) sia al rapporto col mostro. Insomma il film è eccezionale nella premessa ma fallisce nel dove dovrebbe parare. A confermarlo è quell'affrettato finale, buttato lì e pompato a caso. Io in Abrams come cineasta ci credo ancora, già questo presenta comunque una maggior padronanza con la cinepresa rispetto ai suoi precedenti, sarà anche la vicinanza con Spielberg.
5,5
tripleh5123
00lunedì 26 settembre 2011 01:45
Devo vedermi questo:

Che per caso l'hai visto mr eaten?
The Heathen
00lunedì 26 settembre 2011 18:54
Manco per il cazzo

Al cinema mi vedo cose utili, come Super 8 [SM=x2660957]
tripleh5123
00mercoledì 28 settembre 2011 01:15
LOL
The Heathen
00domenica 16 ottobre 2011 11:42
Drive

Premettendo che di Refn non conoscevo nulla ma che questo film lo attendevo viste le ottime recensioni, sono rimasto abbastanza deluso da questa strana pellicola, poco coesa, pomposa, banale, pretenziosamente definitiva.
Peccato perchè le premesse erano ottime, intenso, inquietante, la giusta dose di noir, un ottima musica di fondo, una ricerca psicologica in un personaggio già visto ultimamente. Ci stava alla perfezione, sembrava moderno, per quanto dal gusto 80s.
Anche gli interpreti sembravano perfetti per il loro ruolo, ma il proseguio del film ha rovinato tutto: Gosling (amato in Blue Valentine) è quasi ridicolo nel tramutarsi da freddo autista a eroe assassino. Tutto il film ne risente. Le musiche diventano sempre più ridicole e fastidiose, cercando (in linea con le riprese) una profondità impossibile da trovare poichè inesistente e pompando a dismisura anche le scene più minimali. Lo stacco dalla prima parte sembra netto e assolutamente incomprensibile, non riuscendo a contenere i toni nè ad evidenziare l'evoluzione nei rapporti
Film pieno di citazioni, ma che mi ha ricordato molto Lynch, sembra un Lost Highway fatto come Blue Velvet, senza i personaggi nè la ricerca metafisica.
Sceneggiatura ridicola, personaggi vuoti, regia enfatizzata. Alla ricerca della perfezione, rimane un film che non riesce ad emulare le opere che cita, ma che è perfetto (e quì si comprende l'incensamento) per la solita elitaria nicchia.
Il finale, come quasi sempre, inquadra tutto.
Infine piccolo appunto per Cranston, stranissimo vederlo in sto ruolo ormai.

6
tripleh5123
00domenica 16 ottobre 2011 18:48
E dire che lo pushano a capolavoro contemporaneo. Tempo non ne ho per vederlo, ma da quel poco che ho letto direi che è una cazzata.
The Heathen
00lunedì 17 ottobre 2011 00:46
Certi commenti che ho letto sono sublimi: tecnicamente è perfetto, peccato per tutto il resto, 9.
LOL
Il tizio di Medicina
00lunedì 17 ottobre 2011 17:40
Ah? Quindi non è l'ennesimo Transporter?

No, perché la storia più o meno è quella eh....

Un 6 mi pare anche troppo....
The Heathen
00lunedì 17 ottobre 2011 19:51
Beh, almeno Statham in quel ruolo aveva più senso di Gosling
Il tizio di Medicina
00martedì 18 ottobre 2011 22:54
Decisamente più senso....
The Heathen
00lunedì 31 ottobre 2011 13:41
Melancholia

Solito Von Trier, con tutti i pregi e i difetti del caso. Solita opera d'arte visionaria, simbolica e significativa ma molto citazionistica. Simile ad Antichrist ma fortunosamente meno eccessivo e più umano. Il solito prologo di 10 minuti è il solito calcio nei maroni, tanto pacchiano quanto poco incisivo. Prima parte dedicata ad una superba Dunst, che sfrutta completamente le sue doti, e si avvale di una psicologia molto interessante nei personaggi, soprattutto la figura dei genitori (la madre che rovina il matrimonio che alla fine sembra l'unica persona razionale e il padre, John Hurt <3, che fugge nel momento del bisogno). Ottima la realizzazione della progressiva spirale verso il basso della Dunst, con alcune scene molto incisive e una tensione palpabile per la maggior parte del tempo. La seconda parte si dedica agli effetti che porta la vicinanza del pianeta alla Terra. Seppur troppo staccata dalla parte precedente, è ottimo il ribaltamento delle parti, con una Dunst malinconica che accetta la morte perchè in fondo tutti la meritano, e i due personaggi più razionali nel suo delirio precedente (il Bauer di 24 e la Gainsbourg) che impazziscono a loro volta. Quì invece pecca nella realizzazione visiva, meno tensione, più vuoti, crescendo distante e impalpabile, più visionario. Finale inevitabile e già annunciato nel prologo, che manca completamente di pathos, seppur ricercato.
Decisamente molto umano, soprattutto nei comportamenti, però la sensazione è che poteva venirgli fuori meglio, seppur come significati è notevole.
Meritatissimi lodi e premi alla Dunst

7,5
dehumanized
00lunedì 31 ottobre 2011 16:27
Melancholia l'ho visto anche io in settimana. L'inizio, in stile Von Trier, è effettivamente un po' fine a se stesso e, oltre ad annoiare un po', ha la grossa pecca di rivelare subito il finale. La prima parte del film è caratterizzata da una ricerca continua e per certi versi approfondita della psicologia dei personaggi; quello che resta un po' ai margini è il marito, la cui psicologia è trascurata, probabilmente di proposito per sottolineare alcuni aspetti dell'uomo, inteso in questi casi come maschio.
La seconda parte secondo me ha un significato diverso da quello che indichi tu, almeno per quanto riguarda la protagonista, che non accetta la morte in quanto meritata ma come vera e propria liberazione dalla sua condizione di depressione acuta. Per gli altri due personaggi, se risulta convincente quello della sorella (Gainsbourg), mi ha lasciato perplesso quello del tizio di 24, che secondo me alla fine compie una scelta non in linea con quella del suo personaggio.
Io Antichrist non l'ho apprezzato per niente, questo invece mi sembra un buon film, pur se a tratti pretenzioso.

7
The Heathen
00lunedì 31 ottobre 2011 19:06
Re:
dehumanized, 31/10/2011 16.27:

ha la grossa pecca di rivelare subito il finale.


Su questo inizialmente m'aveva fatto storcere il naso pure a me, poi ho letto che era per mettere in risalto il cammino. Alla fine ci poteva stare, certo è stata propria una mazzata al finale, che infatti è stato buttato lì.
dehumanized, 31/10/2011 16.27:

non accetta la morte in quanto meritata ma come vera e propria liberazione dalla sua condizione di depressione acuta.


La parte che dici te era intesa a lei stessa però, io intendo che ce l'ha con tutti gli esseri umani e dice che chiunque merita di morire, mi sembra lo dica proprio alla sorella.
dehumanized, 31/10/2011 16.27:

alla fine compie una scelta non in linea con quella del suo personaggio.


Beh, sempre di pazzia si parla... difficile che un uomo che si è sempre fidato della scienza e che venga smentito non si uccida per non dire alla sua famiglia che lui ha avuto torto e li ha condannati a morire.
L'ho trovato molto significativo e anche un'accusa alla scienza se vogliamo.
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