Le Recensioni di OndaWWND

tripleh5123
00giovedì 29 marzo 2012 15:33
Perchè porco dio non c'è sto topic? [SM=x2660938]
The Heathen
00giovedì 29 marzo 2012 22:18
Perchè non si è capito il concept, immagino.
tripleh5123
00venerdì 30 marzo 2012 02:25
Ascoltiamo millemila album e non abbiamo il solito topic da ultimo album ascoltato. :O
tripleh5123
00martedì 3 aprile 2012 20:24


Mah, alla fine è un bell'album. Di solito in un album (almeno io) si cerca qualcosa che stupisca e ti rimanga in mente da potertici affezionare e alla fine sì, lo fa, però... non fa gridare al miracolo. Non lo fa perchè forse non ha trovato la grandissima hit ma solo buone tracce, mentre le altre fanno da tiepido contorno, risultando sempre e solo più deboli. Mi ricorderò di Lowly e Single Blip (di cui hanno già fatto uscire prontamente il singolo) e fine. È un buon album minimal techno con alcune spruzzatine house, tutto qua. 7.
Zero 1
00lunedì 11 giugno 2012 20:52
Anathema – Wheater System

Purtroppo, sono cambiati anche loro…o meglio, sono mutati troppo.
Questa è stata la mia reazione nell’ascoltare l’ultima fatica del gruppo inglese Anathema. Attenzione, non sono uno di quelli che non ha apprezzato il precedente Full Leght “Were Here Because Were Here”. L’album in questione era un’album apprezzabilissimo per la svolta “solare” del gruppo capitanato da Danny Cavanagh, in cui il gruppo si lasciava da parte quelle atmosfere uggiose e malinconiche per approcciarsi a sensazioni più estive e romantiche, senza tradire le loro influenze da parte di gruppi come i Radiohead. Era proprio quell’equilibrio che rendeva l’album del 2010 in lavoro di una spontaneità e di una freschezza compositiva invidiabile da moltissime band Pop ed Alternative. Ad accompagnare “Were Here Because Were Here” è stata anche un’incredibile rivalutazione del gruppo in questione, in cui un sacco di persone si sono avvicinate alla band natia del luogo che ha dato casa ai Beatles. Attratti da quelle melodie talmente raffinate e melodiche, la band è arrivata al cuore di Progster in questione e di gente che non ascolta niente di “Alternative” o “Rock”. Non c’era stato assolutamente nulla di stravolgente in questo cambio di rotta di massa, poiché sotto quella luminosità musicale c’era sempre la band che ha composto grandi album come “Judgement” ed “Alternative 4”. L’EP uscito nel 2011 “Falling Deeper”, in cui la band riarrangiava brani gloriosi in chiave orchestrale, mi aveva non poco fatto storcere il naso…ma erroneamente ho pensato ad un’uscita di transizione.
Questo “Wheater System” arriva troppo presto dal precedente album, e ciò mi ha fatto subito presagire che si trattava di un lavoro confezionato in una certa maniera e studiato esclusivamente per allungare questo periodo di grande successo commerciale del gruppo. Vederlo nelle prime settimane ai vertici della classifica di Rate Your Music mi ha letteralmente stupito: hanno fatto veramente centro? Ma, purtroppo, la gente non capisce un cazzo.
Danny Cavanagh sembra averci preso la mano nel scrivere brani “leggeri” e “radiofonici”: l’album presenta un sacco di influenze dei primissimi Coldplay et simila. E’ un errore dire il contrario vedendo le sole durate di certi pezzi, poiché nella sostanza di tratta di brani “editabili”. Si denota sicuramente, ad un primo ascolto dell’album, la poca fantasia nella costruzione delle canzoni: inizio con arpeggio, entra il pianoforte, entra la voce, entra l’orchestra, ritornello Sanremese, strofe ancora più pompose e finale calmo. Stop. Gli elementi Post Rock ed elettronici sono quasi del tutto scomparsi o poco accennati, per dare spazio ad una sezione archi assai ruffiana e melensi. Come aggiunta alle lead vocals di Vincet Cavanagh (che sforna una buona prova da cantante, ma dubito che live riuscirà a tenere le vette di quest’album) c’è ormai l’ex corista Lee Douglas. La sua prova è discreta, ma il suo aiuto non fa altro che peggiorare l’album: il continuo alternarsi di voci è stucchevole, dando ad ogni canzone la pretesa di essere un quadretto romantico con forti emozioni provenienti dal “qore”. Non è un album che boccia completamente la band, poiché molte cose apprezzabili ci sono: le linee vocali sono notevoli seppure troppo zuccherose, ma se fossero state dosate in modo diverso avrebbero sicuramente brillato di più. In alcune situazioni poi riemergono i vecchi Anathema, ma con l’apporto delle vocals della Douglas anziché arricchire i momenti, fa solo ricordare gli Anathema di Wheater Report come una versione riuscita male dei The Gathering meno ispirati.
Tra le tracce migliori troviamo “The Storm Before The Calm”, l’unica che sembra strizzare l’occhio a “A Fine Day To Exit” e “A Natural Disaster”, se non fosse per quell’oscena coda orchestrale pomposa che ci hanno messo. La traccia peggiore del lotto, tuttavia, è la melanconica e fintissima “The Lost Child”, in cui addirittura Dannu ci sorprende con un assolo degno della migliore tradizione di ballatone degli anni ’80. Wow!
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