Visto che sono ansioso di farvi partecipi delle imprese mie e del prete nel mese più bello di sempre, ho deciso di scrivere un'anticipazione.
Per Alessio: Domani, sperando che non pacchi ancora, hai il resto tutto per te.
Ecco le prime memorie:
Iniziamo il viaggio.
La partenza è alle 6.45 a Galliate, per andare con le TreNord a Novara e prendere il treno per Varallo.
Mi sveglio alle 6, tempo di fare una doccia ed di indossare della roba decente e son pronto.
Io so già che ci si laverà e si dormirà solo quando ci sarà tempo. Mi metto in spalla le mie borse, prendo 100 euro sapientemente risparmiati e parto senza neanche salutare i miei. Il breve tragitto che porta alla stazione lo vivo con ottimismo, perché mi è andata tutta liscia. Salgo sul treno, ed incontro il prete.
Porcodio.
Che cazzo viene con la mimetica della Germania? Ad ogni modo lo vedo, con i capelli sciolti e con una gasa rara. Dai suoi occhi esce tutta le voglie dalla Sex Machine che è. Sarà un viaggio indimenticabile. Sul treno si parla dell’argomento preferito di prete: “La Figa”.
Io: “Ma secondo tromberemo almeno una volta?”
Prete: “Guarda che in montagna non vedono cazzi, e poi sono tutte vergini”.
Arriviamo in stazione a Novara, andiamo a prendere il biglietto. Aspettiamo un quarto d’ora perché la fessa allo sportello aveva dimenticato la carta per stampare. Incominciano già le preghiere.
Saliamo sul treno. Il viaggio prosegue benissimo, e scendiamo tranquilli. Eccoci a Varallo.
Bene, ora dove cazzo di va?- chiedo. Prete: “Ah, se non lo sai tu!”. Bestemmie.
Per ingannare il tempo e per magnà qualcosa, anziché andare a bere un caffè (che prete considera i bar provinciali), andiamo all’unes. Prendo una confenzione di Ringo. Prete si avventa sui tramezzini già preparati al tonno. “Belli leggeri eh?” “Cazzo me ne frega”.
Ok.
Usciamo fuori, e pensiamo bene di andare a mangiare davanti all’asilo. Il fatto notevole è che quando stavamo mangiando, all’asilo giocavano con “Ai se tu Pego”.
Bene.
“Cià, chiamiamo Peppuzz!”
“Ok, guarda che io non ho soldi”.
“Ah, io non chiamo. Devo chiamare mia madre.”
“Ma porcodio, Ivan”.
Sta di fatto che ci allontaniamo dalla stazione di Varallo, e giustamente andiamo al centro. Arriviamo al primo tabacchiere. Entriamo. Prendo la ricarica da una strana figura, che non ho capito se fosse un uomo o una donna. Ed aveva una maglietta di Michael Jackson. Prete prende le caramelle gommose della bibbo, precisamente i coccodrilli.
Faccio la ricarica sul telefono, chiamo Peppuzz
“Oh, ci vieni a prendere?”.
“Eh, sto facendo il fieno”.
“Non ci metterai tipo un’ora, vero?”
“No, sette ore. Finisco alle tre”.
“Porcodio”.
Che fare per circa cinque ore in un paese di merda? Prete suggerisce di andare a figa. In effetti, alla domenica mattina, dopo la balotta del Sabato le becchi le tipe. C’è una corriera che porta a Scopa (sul nome di posto di villeggiatura provvisoria farò un focus ben preciso dopo). La prendiamo, ed ecco che parte. Sulla strada tutto tranquillo, fino a quando vedo uno che caga sulla porta dell’Igloo.
Cos’è l’igloo? L’igloo è la discoteca più cool della valle, da quando il Manera di Molia non fa più i cocktail. Un posto di merda. Vedere tra gli alberi e le montagne un cazzo di igloo mi fa sempre specie. Ma perché quello scoppiato stava cagando sul muro? Non lo so. Passiamo anche il celebre “Sandokan” (CHE CAZZO DI NOMI PER LA MONTAGNA), noto Bar in cui mio Zio ci entrò dentro con la macchina dopo una seratona con Sgrò, Manzella e Michigan (focus anche su di loro).
Mi sento già un montaro, che porcodio di figata. Arriviamo a “Scopa”.
Ora, ci tengo a precisare cos’è Scopa. Scopa è il posto dove mio Nonno comprò una casa nei favolosi anni cinquanta, in cui la Val Sesia era molto in voga. Scopa era il paese, insieme ad Alagna, in cui la cultura Vercellese e Novarese trombava con quella dei Maranza di Milano. Luogo di paurose avventure, di paurosi personaggi e di luoghi spettrali. Il paese, per far capire con la Val Sesia abbia perso il suo prestigio, non ha neanche un’alimentari. Ha un bar dal benzinaio (l’unico della valle) e il bar “Lo Gnomo”. Ecco le vetrine più illustri di scopa. Però siva a fare i rafting, solo che tale sport è frequentato tutti gli anni da una specie di associazione omosessuale. La gente del posto che incontrerò sarà notevolissima, anzi…TUTTO. L’autista ci lascia davanti allo stradone, dal benzinaio. Prete va a farsi un panino con il chinotto.
“Buono il panino?”
“Il Panino della vita”,
Scendiamo giù nel paese. Ora, nel centro c’è solo una chiesa ed un incanto gestito da suore negre sempre aperto. La prima visione strana è vedere il Prete dormire sul cofano della macchina. Il Prete della valle è Don Dino, noto frequentatore dell’Igloo e di tutti i pub scelti. E’ prete, ed ha le consumazioni gratis. Mi hanno raccontato storie bizzarre su di lui, tipo di quella volta che una volta l’anno trovato in un fosso che dormiva. Non lo trovavano da tre giorni. E la messa la disse una suora…(cosa impossibile, ma in Montagna ci sono ancora le indulgenze eh E poi, la suora sembra un uomo. Tuttavia vedere figa in chiesa, convertirebbe il prete). Entriamo nella piccola traversa, vediamo affacciato al balcone di un condominio Robertino, noto ladro del paese che sgraffignava ai tempi d’oro le calze e le mutande dalle case dei villeggianti. Andiamo più avanti, ed eccoci nelle ville degli incornati. Perché? In quelle case, gente del posto e non, si fanno ciulare le mogli da altri. Ecco un’altra visione, Candido. Noto vecchio sciatore, fa una vita ascetica per scelta. Non mangia, non si lava, si taglia i capelli e la barba con i sassi del Sesia. Ex sciatore, dopo che la figa lo ha lasciato, ha raggiunto la pace dei sensi. La sua unica aspirazione nella vita è quella di girare in mutande per il paese e con degli occhiali da sole degli anni ’60, e ridipingere almeno quattro volte all’anno le inferiate, alternando il marrone ed il bianco. Lo vedo, lo saluto. Lui mi risponde così: “
“Ooooooh”
Va bene.
Arriviamo a casa. In quella casa non ci entrava nessuno da cinque anni...
[Modificato da Zero 1 06/08/2012 18:31]